venerdì 25 giugno 2010

“L’uomo non è in verità uno ma duplice.”

Poca voglia di scrivere ma tanta di leggere. Mi perdonerete quindi se quello che leggerete in questo post non è farina del mio sacco ma si tratta invece di un passo del libro Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson.

“Avvenne così che la direzione dei miei studi scientifici, orientati completamente verso il mistico e il trascendentale, mutò e proiettò una vivida luce sulla consapevolezza della lotta perenne che si svolgeva tra le mie membra. Giorno per giorno, con tutti e due lati della mia intelligenza, quello morale e quello intellettuale, mi avvicinai alla verità, la cui parziale scoperta doveva portarmi a un così spaventoso naufragio: che l’uomo non è in verità uno ma duplice. Dico duplice perché il mio attuale stato di conoscenza non oltrepassa questo limite. […] È stato dal punto di vista morale, e sulla mia stessa persona, che ho imparato a riconoscere il totale, primordiale dualismo dell’uomo; ho visto che due nature lottavano nella mia coscienza e che a ragione potevo dire di essere l’una o l’altra: ma questo si doveva al fatto che ero radicalmente tutt’e due; e da moltissimo tempo, assai prima che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse cominciato a suggerirmi la più remota possibilità di un tale miracolo, avevo imparato ad accarezzare, come un meraviglioso sogno ad occhi aperti, l’idea di separare questi elementi. Se ciascuno di essi, mi dicevo, potesse essere chiuso in entità separate, la vita sarebbe priva di tutto ciò che è insopportabile; il malvagio se ne andrebbe per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dal rimorso nascenti dal confronto col suo gemello buono; e il giusto percorrerebbe tranquillo e sicuro il suo nobile sentiero, compiendo il bene che è suo piacere e non più esposto al disonore e al castigo per i soprassalti di esterne forze diaboliche. Era la maledizione dell’umanità che quegli elementi contrastanti  fossero così legati insieme; che nell’agonizzante matrice della coscienza questi due gemelli nemici dovessero essere perpetuamente in guerra. Come era dunque possibile separarli?”

Foto | Flickr

mercoledì 16 giugno 2010

I was there*.

Il 15 giugno del ‘65 Bob Dylan registrava Like a rolling stone, canzone che la rivista Rolling Stones mette al primo posto nella classifica delle 500 canzoni rock migliori di sempre. Esattamente 45 anni dopo, il 15 giugno 2010 (secondo complicati calcoli pare che si tratti di ieri), io l’ho riascoltata cantata in versione rock proprio da lui, da Mr. Bob Dylan in persona, dal vivo. Ieri infatti, dopo mesi di trepidante attesa, sono andata al suo concerto. Ho visto con questi miei (purtroppo miopi) occhi e ascoltato con queste mie orecchie una leggenda vivente.

Ho fatto parecchie foto, come è ovvio. Ovviamente il 90% è da scartare. Questo perché sono venute male o perché sono foto di prova per vedere come impostare la macchina (ovvero si tratta di foto che immortalano mio padre mentre azzanna un panino). Del restante 10% vi pubblico alcune tra le più decenti. Nelle prime suona una chitarra mentre nelle ultime tre ha in mano un’armonica:

Bob DylanBob Dylan Bob Dylan Bob Dylan Bob Dylan

Ho fatto anche tanti video. Ho scoperto che non c’è l’audio. Potrei spararmi.

Lo ammetto: un paio di volte è scappata la lacrimuccia…

And now… envy me!! [risata diabolica in sottofondo]

*I’m not there è il titolo di un film biografico su Bob Dylan dove, tra gli altri, recita Heath Ledger. Inoltre “I was there” si traduce con “Io c’ero”.

venerdì 11 giugno 2010

«Whiskey on the rock. Ghiaccio, non rocce!»

Mi rendo conto che è da un po’ che non scrivo ma per me sono arrivate le vacanze e con loro si è rafforzata la voglia di spalmarsi sul divano a guardare film. Ieri è stato il turno di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, film che adoro e che rivedo dopo parecchio tempo… Ultimamente mi piace riguardare film che vedevo da piccola (soprattutto cartoni animati) e ne colgo sempre un qualcosa di diverso. Se da piccola adoravo un film magari oggi lo trovo noioso oppure viceversa, se poi trovavo terrificante un mostro oggi mi rendo conto che gli effetti speciali sono completamente passati ecc…

Mi piace rivedere a distanza di tempo, quindi con occhi diversi, un film che ho visto da piccola e lungo questo mio (ri)percorso mi accorgo di quanto nei film per bambini ci siano battute che in realtà i bambini non capiscono, destinate magari al pubblico più adulto che viene trascinato in sala dai loro figli/fratellini. Mi fa sorridere pensare che da piccola non mi accorgevo di queste battute o non gli davo peso mentre ora balzano subito agli occhi.

Mi viene in mente per esempio questa scena di Le follie dell’imperatore:

martedì 1 giugno 2010

Pregiudizi

Mi è stato chiesto di fare una riflessione sul tema dei pregiudizi, con la mia consueta acutezza. Non so se sarò acuta, non pensavo nemmeno di esserlo particolarmente, ma proviamoci, va’!

Pregiudizio. Pre-giudizio. Un giudizio formulato prima di sapere, di conoscere. È sbagliato ma spesso l’uomo ne ha diversi, di pregiudizi. Io cerco di evitare di averne o almeno tento di non esserne influenzata in modo da permettermi di avere un giudizio. In parole un attimo più comprensibili: se vedo una persona mi viene da trarre una conclusione su quello che vedo, basandomi magari su uno stereotipo. Dopodiché ci parlo, tento di conoscerla e solo allora vedrò se quello che avevo pensato (il pregiudizio) era esatto o meno, senza però farmi influenzare da esso. Non so se ora è più chiaro quello che intendo o ho confuso ancora di più…

Ho parlato di stereotipi qualche riga più su. È una specie di pregiudizio nel quale cado anche io. Faccio un piccolo esempio. Provate a creare un’immagine nella vostra mente relativa ad un genere di persona che non conoscete (un figlio dei fiori, un metallaro, un motociclista…). Ce l’avete? La vedete? Presumendo di sì, andiamo avanti: magari avete riempito questa immagine di simboli che voi associate a quel tipo di persona ma voi non sapete se è esattamente così, ne siete convinti perché ve li hanno disegnati così. Se invece non vi capita siete più fortunati di me perché riuscite a scindere l’immagine di una cosa da ciò che è realmente.

Chiarito che cerco sempre di non avere pregiudizi vi dico che sono una che ha paura di spendere, di pentirsi dopo della sua scelta. È per questo che quando mi parlano di un libro (è il caso di Testimone inconsapevole) tendo ad essere scettica anche se mi viene caldamente consigliato: è che sono “tirchia”. Quindi se mi regalate o prestate libri, sappiate che sono ben accetti, saranno liberi da pregiudizi da parte mia nella maniera più assoluta!  Il problema si pone quando c’è da spendere, o meglio da far spendere, visto che ancora non ho uno stipendio mio.