lunedì 20 settembre 2010

Sette mesi!

Ed eccomi qui. Eh, lo so: aggiorno il blog troppo assiduamente perché riusciate a seguirmi, non è vero?
Vi dico le cose come stanno: il carica batterie della macchina fotografica di cui vi parlavo si è convinto che per lui era troppo l’unico lavoro che doveva fare e da un momento all’altro ha deciso di scioperare. Ergo mi ritrovo senza macchina. E forse avrete notato che su questo blog pubblico per lo più fotografie. Quindi se volete per un po’ vi parlo del tempo perché non ho nuove foto da proporvi a meno che io non voglia scavare nell’archivio di vecchie foto cartacee di mio papà e scannerizzarle. E non mi va.

Ieri il blog ha compiuto sette mesi di esistenza e in più di mezzo anno non ho ancora perfezionato il mio stile di scrittura, sono andata fuori tema un’infinità di volte e non ho avuto alcuna costanza nel pubblicare. Che schifo di blogger che seguite! :D

Per salutare voi e l’estate che se ne va vi lascio una foto scattata da mio papà che avevo già scannerizzato tempo fa e che trovo assai divertente. Chissà cosa sta pensando il cagnolino in quel momento…

cane-mare

martedì 31 agosto 2010

I won’t let the sun go down on me

Dato che è da un bel po’ che non pubblico fotografie scattate da me vi posto, anche se non ne sentivate la mancanza, due miei “esperimenti”.

La prima foto l’ho scattata ad aprile con la reflex ed, essendo questa analogica, ho dovuto aspettare di sviluppare il rullino per poter vedere il risultato. Per essere stata fatta alla cieca, sono abbastanza soddisfatta.

albero-sole-controluce 

La seconda invece l’ho fatta questa estate durante le vacanze in Umbria/Toscana con una compatta digitale. Questa mi piace a metà: la parte superiore con il lampione e le nuvole mi piace molto, la parte inferiore mi lascia un po’… di niente. Avrei potuto tagliarla ma sarebbe un mezzo imbroglio. Voi che ne dite?

 

sole-controluce

Negli ultimi giorni mi sento molto Eighties: il titolo del post si riferisce infatti a una canzone di Nik Kershaw del 1983.

domenica 22 agosto 2010

Un tappabuchi (nell’acqua)

Vi chiedo scusa per l’assenza, non vi ho abbandonato: è un periodo un po’ particolare e il blog è passato in secondo piano per il momento. Questo articolo è solo un tappabuchi giusto per fare presenza: vi regalo una foto scattata dal mio papà che a me piace tanto tanto…

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Tornerò presto a pieno ritmo ma non posso ancora dire quando. Ringrazio tantissimo i miei fedelissimi, che hanno finora visitato il blog in attesa del post che vi avevo promesso. Scusate per la delusione, ma questa è una vera promessa (la si può leggere anche come minaccia): tornerò!

venerdì 6 agosto 2010

A testa in giù

A prima vista questa foto non mi dà molto ma come tutte le cose la sua bellezza la si coglie ad uno sguardo meno superficiale: all’interno dello strumento, infatti, si può notare il riflesso di tutta la piazza gremita di gente. Mi piacciono molto il filo e il palo dell’alta tensione che si curvano nella parte inferiore, le persone a testa in giù, il campanile che sembra star per cadere nel cielo…

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La settimana prossima sarò in vacanza e non so quando aggiornerò nuovamente il blog… Auguro le buone vacanze a coloro che devono ancora partire come me, ci risentiamo nella seconda metà di agosto!

giovedì 29 luglio 2010

Epitaffio

Ascoltando una canzone -di un gruppo che, mia grossa mancanza, conosco solo da un giorno- mi è tornata in mente una storia di Guy De Maupassant. La canzone è It’s Paradise, cantata dagli Zen Circus (qui il loro MySpace).

Anni orsono (probabilmente 1 o al massimo 2) la mia amica mi passò un CD con registrate delle storie dell’orrore, sul genere di Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle per intenderci, raccontate da Giancarlo Giannini. La morta, così si chiamava la storia. Non ci pensavo più da secoli poi ho sentito questa canzone ed è riaffiorato tutto alla mente. Non vi racconto la storia perché sicuramente la rovinerei: ve la lascio narrare dalla voce di Giancarlo Giannini (cliccate qui).

Sul disco si legge Racconti veri scritto in maiuscolo. In realtà è scritto Racconti neri ma non si vede la gambetta della N. La prima volta non sapevo di questo errore: immaginate il mio sgomento quando ho ascoltato le storie narrate all’interno…

mercoledì 28 luglio 2010

Misteri della rete

Mi informano dalla regia che c’è chi è arrivato a istantanee da un blog di diete. Spagnolo. Non vedo proprio come. Vi giuro che ho cercato per l’intero sito un accenno al mio blog: niente.

Internet mi stupisce (e mi inquieta) sempre di più…

lunedì 26 luglio 2010

Perché no?

Stavo inserendo un blog tra i miei feed. Il blog è Perché no? di Stefano Andreoli (mai sentito parlare della satira di Spinoza? Ecco, c’è lui dietro). Esce un messaggio: “Non è un feed RSS valido”

Perché no?

Alla fine ci sono riuscita.

Er barcarolo va….

Sarà che ho dormito poco, sarà che sono strana e basta ma guardando questa foto non vi immaginate la tipica scena da titoli di coda di qualche vecchio film? Quel genere di scene dove l’immagine si allontana piano piano mentre passano i nomi degli attori? Un po’ alla The Italian Job, quello del ‘69… (cliccando sul titolo vedete appunto la scena finale, se non volete rovinarvi la sorpresa siete avvisati: è il finale!)

barca - mare

La foto è stata scattata da mio padre da me, visto che brava? (Sì, la sto spacciando per mia… scusa, pa’!)

giovedì 22 luglio 2010

M E D U S A

medusa

Perché gli attacchi d’arte vengono anche quando sei in macchina e ti annoi.

mercoledì 21 luglio 2010

Dalla mia camera

Questa sera si sta svolgendo un concerto di musica lirica nel parchetto sotto casa. E io me lo ascolto dalla mia finestra. Quasi quasi batto le mani.

Ohmm... sono calma…

Quando un artista suona la versione strumentale di tre famose canzoni (Imagine, Ruby Tuesday e Moon Shadow) dicendo poi “i più vecchiotti tra di voi le avranno riconosciute, erano: ecc ecc…” io, avendo riconosciuto le canzoni, dovrei:
a) sentirmi orgogliosa;
b) cambiargli i connotati a forza di mazzate sul muso (a chi hai dato della vecchia??!);
c) restare indifferente.

Se non fossi contraria alla violenza sceglierei la b: mi sono limitata agli insulti mentali e allo sguardo truce.

Forse sarebbe meglio se vi spiegassi che non è che io abbia schizzi di follia con annessa violenza ma che semplicemente sono stufa di essere definita vecchia per via della musica che ascolto.

venerdì 16 luglio 2010

“Don’t dream it, be it!”

Cinema. Vi piace il cinema? L’ultima chicca da cinefili che ho scovato e visto è The Rocky Horror Picture Show. È un film strano (cosa positiva ai miei occhi), è un musical e io l’ho visto in lingua originale sottotitolato in italiano. È trash, è vecchio e –cosa molto curiosa per me- mi ha permesso di vedere attori che conosco in panni completamente diversi dal solito: Susan Sarandon è una giovane fidanzatina “pudica” con una voce da usignolo e Tim Curry è… be’… a sweet transvestite che canta e balla stretto in un abito dal gusto vagamente sadomaso. L’ho rivisto già tre volte e non riesco ancora a stancarmene. Ha quella giusta dose di follia che mi ha fatto davvero innamorare di questa assurda pellicola.

Questa è forse una delle parti che più mi fa morire di questo delirante spettacolo, non l’ho trovato con i sottotitoli ma nella descrizione su Youtube c’è il testo in inglese. Ho scelto questo ma è davvero difficile decidere… Se il video non si dovesse vedere sul blog potete cliccare qui e godervelo su Youtube.

domenica 11 luglio 2010

Rapunzel

Mi accorgo, pensandoci, di essere pigra anche nello scegliere le principesse delle fiabe che preferisco. Le mie preferite sono infatti Aurora e Raperonzolo. Vi ricorderete forse che la prima si punge con l’ago di un arcolaio e cade addormentata fin quando il principe Filippo non la sveglia con il suo bacio mentre la seconda passa le sue giornate chiusa in una torre, con i gomiti poggiati sul davanzale a guardare il panorama e aspettando che il suo principe la venga a salvare. Perché vi parlo di fiabe e principesse? Perché stavo riguardando le foto che ho scattato a Milano nel marzo scorso e quando ho visto questo scatto ho immaginato chiaramente che la finestra sulla destra incorniciasse una donzella dai lunghissimi capelli biondi e dallo sguardo sognante e vagamente annoiato.

finestra - milano

venerdì 9 luglio 2010

To kill a mockingbird

il buio oltre la siepe

Ho finito di leggere l’ennesimo libro. Mi venne regalato, se non sbaglio, in seconda media dalla mia insegnante di italiano dopo un lungo periodo d’assenza dovuto ad un intervento che ho subito. Inizialmente lo scartai perché non mi prendeva e nonostante l’avessi cominciato a leggere lo abbandonai poco dopo promettendomi però che un giorno l’avrei terminato. Ebbene, ora, dopo aver fatto passare alcuni anni, l’ho finalmente letto e me ne sono innamorata. Si tratta de Il buio oltre la siepe, scritto da Harper Lee e che le è valso un premio Pulitzer. Non è un amichevole consiglio, è un ordine: leggetelo. Vi riporto un brano di questo romanzo:

“Non mi ero mai messa di proposito ad imparare a leggere, ma mi ero accorta in un certo senso pasciuta del fango  dei giornali quotidiani. Nelle lunghe ore passate in chiesa… è stato forse allora che ho imparato a leggere? Nel mio ricordo non esisteva un’epoca in cui non fossi capace di leggere gli inni. Ora che ero costretta a pensarci, mi pareva che la lettura fosse una cosa venutami naturalmente, come l’abbottonarmi la tuta da ginnastica senza guardare, o fare il doppio nodo delle scarpe, districando due lacci aggrovigliati. Non ricordavo più il momento in cui le righe che il dito di Atticus indicava, muovendosi sulla pagina, si erano separate in tante parole, mi ricordavo di aver fissato quelle righe ogni sera della mia vita, ascoltando le notizie di cronaca, il pastone parlamentare, i diari di Lorenzo Dow, tutto quel che leggeva Atticus, la sera, quando mi arrampicavo sulle sue ginocchia. Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?”

mercoledì 7 luglio 2010

Shine On You Crazy Diamond.

Il 7 luglio 2006 moriva Syd Barrett, leader e co-fondatore dei Pink Floyd. Avevo già brevemente parlato di lui in questo altro post. Vorrei ricordare questo grande artista postando qui sul blog una canzone tratta dal primo disco del gruppo, The Piper at the Gates of Dawn: Lucifer Sam. Syd incise anche due album da solista ma ho scelto una canzone suonata dal gruppo anche se sotto la sua direzione per diversi motivi: innanzitutto perché questa canzone mi piace, perché è del periodo in cui la band era unita e Syd era ancora sano di mente e, per finire, perché parla di un gatto, animale per cui ho un debole.

Nel caso il video non si dovesse vedere sul blog, questo è il link per vederlo su YouTube.

Per i fan dei Pink Floyd consiglio di ascoltare il podcast sulla loro storia e quella di Diamante Pazzo su questo blog.

sabato 3 luglio 2010

Lasssssiami ssstare, ssstupida umana!

Sabato scorso sono andata in centro in bici facendo un giro infinito visto che le strade erano bloccate. Stremata mi sono quindi fermata in un parchetto con la mia amica e tornando a piedi portando la bici a mano ho visto un bastone muoversi. Ora, io non mi faccio di droga né la stanchezza era tanta da farmi avere la allucinazioni quindi mi sono avvicinata e ad un più attento esame il bastone si è rivelato essere in realtà una piccola biscia. Ho tirato fuori allora la mia macchina fotografica e ci siamo cimentate nel ritrarre il serpentello. Ne è venuta fuori una lunga serie di foto, vi propongo quelle, secondo me, più belle o più curiose.

biscia
biscia 
biscia

biscia
 
biscia

venerdì 2 luglio 2010

Macro

Chiedo scusa per l’assenza dal blog in questo ultimo periodo.

Per farmi perdonare vi pubblico alcune foto che ho scattato ultimamente. Ho trovato in casa una fotocamera che nessuno usava per vari motivi (è un po’ ingombrante e lo schermo è piccolino) e ho deciso di portarmela in giro e usarla visto che la reflex è ancora meno pratica.

Da quando ho questa macchinetta sto provando a fare macro e primi piani, cosa che con la mia reflex non potevo fare. Eccovi qui i miei scatti nella loro semplicità.

fico - foglia

fiore - scala

fiore - cemento

fiore - bianco
fiore - arancione
spiga - verde

venerdì 25 giugno 2010

“L’uomo non è in verità uno ma duplice.”

Poca voglia di scrivere ma tanta di leggere. Mi perdonerete quindi se quello che leggerete in questo post non è farina del mio sacco ma si tratta invece di un passo del libro Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson.

“Avvenne così che la direzione dei miei studi scientifici, orientati completamente verso il mistico e il trascendentale, mutò e proiettò una vivida luce sulla consapevolezza della lotta perenne che si svolgeva tra le mie membra. Giorno per giorno, con tutti e due lati della mia intelligenza, quello morale e quello intellettuale, mi avvicinai alla verità, la cui parziale scoperta doveva portarmi a un così spaventoso naufragio: che l’uomo non è in verità uno ma duplice. Dico duplice perché il mio attuale stato di conoscenza non oltrepassa questo limite. […] È stato dal punto di vista morale, e sulla mia stessa persona, che ho imparato a riconoscere il totale, primordiale dualismo dell’uomo; ho visto che due nature lottavano nella mia coscienza e che a ragione potevo dire di essere l’una o l’altra: ma questo si doveva al fatto che ero radicalmente tutt’e due; e da moltissimo tempo, assai prima che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse cominciato a suggerirmi la più remota possibilità di un tale miracolo, avevo imparato ad accarezzare, come un meraviglioso sogno ad occhi aperti, l’idea di separare questi elementi. Se ciascuno di essi, mi dicevo, potesse essere chiuso in entità separate, la vita sarebbe priva di tutto ciò che è insopportabile; il malvagio se ne andrebbe per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dal rimorso nascenti dal confronto col suo gemello buono; e il giusto percorrerebbe tranquillo e sicuro il suo nobile sentiero, compiendo il bene che è suo piacere e non più esposto al disonore e al castigo per i soprassalti di esterne forze diaboliche. Era la maledizione dell’umanità che quegli elementi contrastanti  fossero così legati insieme; che nell’agonizzante matrice della coscienza questi due gemelli nemici dovessero essere perpetuamente in guerra. Come era dunque possibile separarli?”

Foto | Flickr

mercoledì 16 giugno 2010

I was there*.

Il 15 giugno del ‘65 Bob Dylan registrava Like a rolling stone, canzone che la rivista Rolling Stones mette al primo posto nella classifica delle 500 canzoni rock migliori di sempre. Esattamente 45 anni dopo, il 15 giugno 2010 (secondo complicati calcoli pare che si tratti di ieri), io l’ho riascoltata cantata in versione rock proprio da lui, da Mr. Bob Dylan in persona, dal vivo. Ieri infatti, dopo mesi di trepidante attesa, sono andata al suo concerto. Ho visto con questi miei (purtroppo miopi) occhi e ascoltato con queste mie orecchie una leggenda vivente.

Ho fatto parecchie foto, come è ovvio. Ovviamente il 90% è da scartare. Questo perché sono venute male o perché sono foto di prova per vedere come impostare la macchina (ovvero si tratta di foto che immortalano mio padre mentre azzanna un panino). Del restante 10% vi pubblico alcune tra le più decenti. Nelle prime suona una chitarra mentre nelle ultime tre ha in mano un’armonica:

Bob DylanBob Dylan Bob Dylan Bob Dylan Bob Dylan

Ho fatto anche tanti video. Ho scoperto che non c’è l’audio. Potrei spararmi.

Lo ammetto: un paio di volte è scappata la lacrimuccia…

And now… envy me!! [risata diabolica in sottofondo]

*I’m not there è il titolo di un film biografico su Bob Dylan dove, tra gli altri, recita Heath Ledger. Inoltre “I was there” si traduce con “Io c’ero”.

venerdì 11 giugno 2010

«Whiskey on the rock. Ghiaccio, non rocce!»

Mi rendo conto che è da un po’ che non scrivo ma per me sono arrivate le vacanze e con loro si è rafforzata la voglia di spalmarsi sul divano a guardare film. Ieri è stato il turno di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, film che adoro e che rivedo dopo parecchio tempo… Ultimamente mi piace riguardare film che vedevo da piccola (soprattutto cartoni animati) e ne colgo sempre un qualcosa di diverso. Se da piccola adoravo un film magari oggi lo trovo noioso oppure viceversa, se poi trovavo terrificante un mostro oggi mi rendo conto che gli effetti speciali sono completamente passati ecc…

Mi piace rivedere a distanza di tempo, quindi con occhi diversi, un film che ho visto da piccola e lungo questo mio (ri)percorso mi accorgo di quanto nei film per bambini ci siano battute che in realtà i bambini non capiscono, destinate magari al pubblico più adulto che viene trascinato in sala dai loro figli/fratellini. Mi fa sorridere pensare che da piccola non mi accorgevo di queste battute o non gli davo peso mentre ora balzano subito agli occhi.

Mi viene in mente per esempio questa scena di Le follie dell’imperatore:

martedì 1 giugno 2010

Pregiudizi

Mi è stato chiesto di fare una riflessione sul tema dei pregiudizi, con la mia consueta acutezza. Non so se sarò acuta, non pensavo nemmeno di esserlo particolarmente, ma proviamoci, va’!

Pregiudizio. Pre-giudizio. Un giudizio formulato prima di sapere, di conoscere. È sbagliato ma spesso l’uomo ne ha diversi, di pregiudizi. Io cerco di evitare di averne o almeno tento di non esserne influenzata in modo da permettermi di avere un giudizio. In parole un attimo più comprensibili: se vedo una persona mi viene da trarre una conclusione su quello che vedo, basandomi magari su uno stereotipo. Dopodiché ci parlo, tento di conoscerla e solo allora vedrò se quello che avevo pensato (il pregiudizio) era esatto o meno, senza però farmi influenzare da esso. Non so se ora è più chiaro quello che intendo o ho confuso ancora di più…

Ho parlato di stereotipi qualche riga più su. È una specie di pregiudizio nel quale cado anche io. Faccio un piccolo esempio. Provate a creare un’immagine nella vostra mente relativa ad un genere di persona che non conoscete (un figlio dei fiori, un metallaro, un motociclista…). Ce l’avete? La vedete? Presumendo di sì, andiamo avanti: magari avete riempito questa immagine di simboli che voi associate a quel tipo di persona ma voi non sapete se è esattamente così, ne siete convinti perché ve li hanno disegnati così. Se invece non vi capita siete più fortunati di me perché riuscite a scindere l’immagine di una cosa da ciò che è realmente.

Chiarito che cerco sempre di non avere pregiudizi vi dico che sono una che ha paura di spendere, di pentirsi dopo della sua scelta. È per questo che quando mi parlano di un libro (è il caso di Testimone inconsapevole) tendo ad essere scettica anche se mi viene caldamente consigliato: è che sono “tirchia”. Quindi se mi regalate o prestate libri, sappiate che sono ben accetti, saranno liberi da pregiudizi da parte mia nella maniera più assoluta!  Il problema si pone quando c’è da spendere, o meglio da far spendere, visto che ancora non ho uno stipendio mio.

sabato 29 maggio 2010

Testimone inconsapevole

Ho finito un altro libro. L’ho comprato sei giorni fa e rispetto ai miei standard ci ho messo anche troppo per leggerlo. Per fortuna ne ho un altro ancora da finire, così non vado in astinenza. Si trattava di Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio, romanzo legal thriller con per protagonista l’avvocato Guerrieri. Più volte mi era stato consigliato di leggere qualcosa di questo autore ma non mi ero mai fidata troppo. Carofiglio, oltre ad essere ovviamente scrittore, è magistrato e senatore. E a queste parole nella mia mente vedevo scritto a chiare lettere “WARNING: NOIA!”. Ora, d’accordo che mi piace leggere un po’ di tutto ma i mattoni non li digerisco neanche io, quindi mi ero guardata bene dal leggere qualche suo libro. Inoltre questo autore è di Bari e mi era stato consigliato da baresi, ho quindi pensato che fossero “di parte” e che magari non era granché. Per di più la prima volta che ne ho sentito parlare a consigliarlo è stato un amico dei miei genitori. Barese. Avvocato di professione (mestiere del protagonista del libro). Per quanto stimi questa persona avevo decisamente bollato Carofiglio come da non leggere. Mi sbagliavo. Ho visto una videointervista allo scrittore. Una mezz’ora di chiacchierata tra lui e un presentatore. Una settimana più tardi ero in fila alla cassa di una libreria con il suo primo libro tra le mani. E una settimana dopo ancora eccomi qui a parlarne su un blog. Direi che sì, mi è piaciuto. Non sono qui per fare pubblicità a nessuno ma se amate leggere e magari siete alla ricerca di un titolo nuovo potreste farci un pensierino, tutto qui.

lunedì 24 maggio 2010

Aràkne

Aràkne, una giovane donna che viveva in Lidia, un giorno si vantò di essere una tessitrice migliore di Atena, dea stessa di quest’arte, e che se avesse sfidato la dea la vittoria sarebbe stata certamente sua. Le ninfe dei boschi, sentito ciò che aveva detto la donna, riferirono le sue parole ad Atena. La dea, travestita da anziana le si avvicinò e le consigliò di ritirare la sfida, di pentirsi della propria arroganza e di accontentarsi di essere la migliore tra le mortali. La donna disse che se Atena non accettava la sfida era perché non aveva il coraggio di competere con lei. A quelle parole la dea Atena si rivelò e accettò la gara.

Aràkne tessé una meravigliosa tela in cui erano raccontati gli amori di alcuni dei e le loro colpe, in particolare del dio Zeus di cui Atena era la figlia prediletta. La tela di Atena rappresentava invece le gesta della dea e a lavoro ultimato, nonostante la tela della dea fosse stupenda, Atena dovette ammettere che la giovane umana l’aveva vinta. Atena, adirata, fece a pezzi la tela della rivale che l’aveva umiliata mentre la ragazza scappò nel bosco e tentò di impiccarsi. La dea però la raggiunse e le inflisse una punizione per averla sconfitta: trasformò la fanciulla in un ragno e la costrinse e tessere per sempre la propria tela sull’albero al quale Aràkne intendeva impiccarsi.

Ho sempre amato la mitologia in generale ma quella classica mi affascina particolarmente. Fin da piccola sono stata convinta che sarei andata al liceo classico perché amavo, e amo tuttora, la lettura, la mitologia, il greco e il latino ecc.… Poi sono arrivata in seconda/terza media e mi sono chiesta se era davvero quello che volevo. Ebbene no. Amo tutte queste cose ma sono sicura che doverle studiare per forza me le avrebbe fatte odiare come mi è successo con il disegno: io adoro davvero disegnare, passo la maggior parte del mio tempo a scuola disegnando sul banco e sui quaderni ma alle medie non finivo mai i disegni che mi venivano assegnati e avevo una media pessima in educazione artistica non perché io sia pessima nel disegno ma perché non consegnavo i disegni finiti o non li facevo affatto. Quando è arrivato il momento di scegliere una scuola superiore ho guardato le mie pagelle e mi sono basata sulle materie dove andavo meglio lasciando il disegno, la lettura e le altre mie passioni per il tempo libero. Avrò fatto bene? Solo il tempo lo può dire.

giovedì 20 maggio 2010

Vespa e altri inset… pardon: motori.

vespa

Non amo gli insetti. Fa un po’ stupore quando lo dico, in genere. Solitamente è normale sentirsi dire, soprattutto da una ragazza, che non si amano gli insetti perché il più delle volte si intende il genere bacherozzo e affini ma quando specifico che a me non piacciono tutti gli insetti, incluse farfalle e coccinelle vengo guardata come se fossi un’aliena. È curioso quindi pensare che lo scooter che adoro si chiami Vespa. Sono una specie di figlia dei fiori in quanto a gusti e passioni quindi è naturale che questo sia il mio mezzo preferito, dopo ovviamente del bully. Ma il furgoncino è già un’utopia in confronto alla vespa. Mi piacerebbe avere un vespino originale magari color panna con gli adesivi come quelli che si vedono sulle vecchie valigie… Ma anche guidare la vespa di mio papà non sarebbe male! Non corrisponde al mio desiderio ma, caspiterina, non vorremo mica snobbare una vespa che ha comunque almeno una ventina d’anni di servizio alle spalle? Certo che no.

La foto in alto è stata scattata da mio padre non-so-quanti anni fa non-so-dove-esattamente dal sedile posteriore di una macchina in moto. Viene da domandarsi come mai vi dia queste non-informazioni, a questo punto. La risposta è 42. E dopo questa citazione che potevo risparmiarmi vi dico semplicemente che trovo che sia una bella foto e volevo pubblicarla con qualche informazione al riguardo e mi sono resa conto di non averne. Sono un genio (ironico, ovvio).

Sono una persona alquanto contradditoria: mi piacciono le vespe ma in genere non amo le due ruote perché mi trasmettono una sensazione di velocità e pericolo. Essendo, come detto poco fa, contradditoria vi dirò di più: adoro anche le belle moto, ovvero moto come le Harley Davidson o le Guzzi, per le quali provo una sorta di venerazione. Mi rimandano infatti alla mente immagini - alquanto stereotipate - di un uomo coi baffoni, un cappello da cow-boy e stivali in pelle che ne cavalca una lungo strade interminabili che attraversano il deserto e i canyon. E sarebbe il mio sogno fare un viaggio on the road attraverso l’America. Perché ve ne sto parlando? Perché si scorge un Signora Moto sulla sinistra della foto, semi nascosta da una macchina parcheggiata.

P.S.
Ieri il blog ha compiuto tre mesi! Non è un gran traguardo ma la maggior parte blog nasce e “muore” entro i primi 90 giorni mentre io li ho superati! Un applauso per me.

giovedì 13 maggio 2010

Una porta.

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Una porta.
Un porta dove porta?
Può portare in un altro mondo?
E poi puoi tornare indietro?
E se dietro la porta c’è un mostro pronto a spaventarti?
E se la porta è chiusa?
E se è murata?
Guarda, cosa vedi dalla serratura?
È tutto buio?
C’è una donna che si spoglia?
C’è il mostro?
Ma una porta unisce o separa?
E cosa separa o unisce?
Due ambienti?
Due persone?
Hai provato ad aprirla?
Si apre?
E cosa c’è dietro?
Un’altra stanza.
Era solo una porta.
Una porta.

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Medusa

Amo ascoltare artisti poco conosciuti, di cui solitamente i miei coetanei ignorano l’esistenza. Questo ormai l’avrete notato. Tra questi miei idoli figura tra i più famosi Annie Lennox. Dico che è tra i più famosi ma in realtà questo nome agli adolescenti spesso non dice nulla, a meno che non si faccia il nome del brano Sweet Dreams, cantato con gli Eurythmics, il gruppo di cui ha fatto parte, anche se capita che i miei coetanei conoscano in realtà la versione di Marylin Manson. A far risvegliare in me la voglia di riascoltare Annie Lennox è stato un articolo letto su un altro blog (qui, per la precisione). Stavo scorrendo i titoli quando vedo scritto “Annie Lennox”, è stato come se avessi visto dopo anni il nome di un’amica d’infanzia a cui ero legata ma di cui ho perso i contatti… vi capita mai? Leggere il nome di un qualcosa (in questo caso qualcuno) a cui sono tanto legata da considerare mio su un blog altrui, scritto da qualcuno di sconosciuto. Allora, come facevo da piccola, sono corsa da papà.

«C’è l’hai Medusa, Annie Lennox?»
«E me lo chiedi, pure? Certo!»
«Lo voglio sentire!»

Ecco che allora papà mette, con un sorrisetto, il CD nel lettore. La voce di Annie Lennox esce dalle casse, entra dentro di me e la sento. Sì, la sento. Ci sono cose che si sentono e cose che si sentono. Il che è del tutto diverso perché in questo caso qualcosa dentro di me è scattato e mi sono messa piangere commossa: il primo brano è No more I love you’s, che è stata la mia prima canzone preferita. Fino ai dieci anni circa se mi si chiedeva quale fosse la mia canzone preferita rispondevo senza esitare: «No more I love you’s!» Se dico che era la mia canzone preferita significa che non era semplicemente un “mi piace più di altre” ma che le ero, e sono tutt’ora, profondamente legata per vari motivi. Era la mia canzone.

Ho deciso di condividerla con voi anche se per me è molto personale, quindi… ecco… trattamela con rispetto, d’accordo?

lunedì 10 maggio 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (VIII)

Ho lasciato in sospeso le drug-songs ma saltiamo direttamente all’ultima e chiudiamo in grande stile. Per chiudere in grande ci vuole qualcuno di grande, un gruppo o un artista che ha fatto la storia della musica. Non parlo quindi a caso dicendo che chiudo in grande stile perché, ragazzi miei, è dei Pink Floyd l’ultimo brano che vi vado a proporre. Hanno dedicato un intero disco a Syd Barrett (a questo link trovate una bella fotografia), chitarrista e cantante del gruppo, che abbandonò la band per un esaurimento dovuto alla droga che usava assumere, ma non è da questo album (Wish you were here) che traggo il brano di oggi. Oggi scelgo la canzone forse più famosa dei Pink Floyd insieme ad Another brick in the wall: Brain Damage, spesso conosciuta sotto il nome di The dark side of the moon, titolo del disco. In questo album ogni canzone tratta di un tema piuttosto negativo, come ad esempio i soldi che ossessionano la mente umana portando all’avarizia, la morte, il passare del tempo con conseguente invecchiamento e, arrivando a noi, l’infermità mentale. Ma, Lola, che c’entra l’infermità mentale? Be’, c’entra. C’entra perché si tratta del deterioramento mentale dovuto all’uso di droghe. Brain Damage significa infatti “Danno cerebrale” e ci sono in questo brano allusioni a Syd Barrett. Se ancora non l’avete fatto vi consiglio caldamente di darvi un’ascoltata a questo disco; io ho la fortuna di avere un padre amante della musica e che soprattutto ama ascoltarla come si deve: ha infatti un impianto stereo niente male e tra i nostri vinili è annoverato questo capolavoro – che, se posso vantarmi, è addirittura Original Master Recording, ovvero edizione limitata in quanto realizzato dal nastro master originale e non in successivi “passaggi”, ha un suono migliore e altre caratteristiche che lo rendono il top – e a breve spero di riuscire ad ascoltarlo in religioso silenzio godendomi appieno i Pink Floyd, anche se ho ascoltato il CD fino quasi all’usura e alla noia (ovviamente non mia ma di chi se l’è dovuto “sorbire” perché io lo volevo sentire).

Ma basta cianciare, vi lascio finalmente ascoltare il brano promesso:

Harmonica

Sono sempre stata attratta dalla musica e sempre ho sognato di imparare a suonare un qualche strumento. All’inizio desideravo imparare a suonare l’arpa e il violino, poi il pianoforte, per passare alla chitarra – sia acustica che elettrica – e all’armonica. E finora ho imparato sì e no il flauto dolce… La voglia di suonare l’arpa o il violino è passata ma sono rimaste intatte le altre e mi sta perfino incuriosendo la batteria. Dopo aver ascoltato Room to move di John Mayall, oggi ho stranamente voglia di armonica… Amo questo strumento ma ogni volta che provo ad imparare, la pazienza mi abbandona e finisco con l’innervosirmi perché non riesco a suonare come si deve. Mi sono innamorata dell’armonica ascoltando Bob Dylan (che io adoro e riverisco) suonarla nei suoi brani. Ci sono praticamente cresciuta con Bob, cullata dal suono della sua voce, della sua chitarra e, naturalmente, dell’armonica… Knocking on heavens door è stato forse tra i primi suoi brani che abbia conosciuto ed è sempre rimasto nel mio cuore. È una delle poche canzoni in assoluto che mi faccia commuovere, non tanto per il significato ma quanto per ciò che fa riemergere in me al suo ascolto. Vi lascio alle note di The times they are a-changin’ di Bob Dylan, dove suona la sopracitata armonica.

domenica 9 maggio 2010

9 maggio 2010

mamma-culla-spagna

Vi sarete ricordati, spero, che oggi è la festa della mamma. I miei auguri vanno dunque a lei, alla mia di mamma, ma il mio pensiero va a mia nonna con l’augurio che possa stare bene, se non fisicamente, perlomeno nell’animo. Spero che il mio abbraccio vi arrivi anche da qui, anche se sono lontana da voi.

martedì 4 maggio 2010

Don’t worry, be happy

Lo so che sono strana. Sono pessimista e mi faccio prendere facilmente dall’ansia ma mi passa facilmente: a dimostrazione di questo vi racconto il mio lunedì mattina. Mi sveglio prima del solito perché si preannuncia cattivo tempo ed è meglio arrivare a scuola a piedi piuttosto che in bici, sbadiglio e mi alzo incavolata. Dopo essermi preparata e tutto me ne esco di casa, mi infilo le cuffie nelle orecchie e comincio a fischiettare, canticchiare e camminare-saltellare a tempo con la musica. Sinceramente non ricordo quale fosse il primo brano che ho ascoltato ma ho perfettamente stampato il momento in cui dopo una breve pausa parte Don’t worry, be happy, continuo quindi a fischiettare e a schioccare le dita allegramente mentre gli automobilisti e i pedoni che mi passavano accanto sulla statale erano giustamente scontrosi e assonnati (ricordiamoci che era lunedì mattina). Questo non perché sono completamente partita con la testa ma perché trovo che comunque vadano le cose sia meglio per tutti che le si affronti con il sorriso ed uno stato d’animo sereno.

È per questo che nonostante oggi sia stata una giornata triste pubblico un “trittico” disegnato da me medesima ispirandomi alle famose avventure di Alice. Spero in questo modo di essere riuscita a strapparvi un piccolo sorriso.

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lunedì 3 maggio 2010

Sindrome di Peter Pan

Sarà la primavera. Sarà che da piccola ero drogata di cartoni animati. Sarà l’alcol dei pennarelli che sto usando. Sarà chissà cosa ma in questo periodo mi immagino protagonista di episodi “favolosi”. Mi immagino esplorare un labirinto fatto di alte siepi, un labirinto inondato di luce, odoroso di estate, un labirinto di cui non ho paura, che è solo un gioco, dove devo contare sul mio istinto per uscirne, o meglio per raggiungere il centro dove si nasconde una meravigliosa fontana colma di pesci rossi e grosse ninfee, rane e rospi che gracidano tranquilli e muschio sulle pareti. Tutto intorno basse panchine in pietra che ti invogliano a stendertici. Se faccio una giravolta su me stessa si mischiano come in un dipinto impressionista il verde delle siepi e dell’erba, l’azzurro intenso del cielo e il grigio della pietra con alcune macchie rosse e rosa: i pesci nella vasca e i fiori di cui è pieno questo spiazzo.

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Il bello di questa mia età è che posso essere matura e responsabile quando serve per poi tornare bambina ed immaginarmi queste cose senza difficoltà e soprattutto senza pensare di consultare un analista. Dicono che l’adolescenza sia un periodo difficile, che non ci si capisce ecc…. Sarà vero ma… Voi adulti vi capite? Avete ogni cosa sotto controllo? Io non credo. Penso che l’adolescenza sia semplicemente quel periodo in cui un po’ alla volta i problemi e le responsabilità vengono poggiati sulle nostre spalle e che noi, novelli Atlante, dobbiamo reggere fino al momento in cui potremo riposare e passare il fardello alle nuove generazioni. Quando saremo abituati a questa novità, a questo peso, saremo riconosciuti come adulti. In questo periodo della vita sono come un’adulta solo che posso ancora fingermi una bambina, posso ancora sognare ad occhi aperti, abbracciare un pelouche la notte, piangere se sono triste, fare le facce buffe per far divertire i miei amici. Spero di riuscire a farlo anche in futuro. Devo proteggere la bimba che è in me, penso che se perdessi questo lato di me non mi riconoscerei più. Un giorno sarò un’adulta ma cercherò di conservare il lato Peter Pan del mio carattere. Spero solo di ricordarmelo.

venerdì 30 aprile 2010

Libertà. Solo una parola?

«Non parlare di libertà. Tutti sono bravi a parlare di libertà. Libertà di qua, libertà di là. Ci si riempiono la bocca. Ma che diavolo te ne fai della libertà? Se non hai una lira, un lavoro, hai tutta la libertà del mondo ma non sai cosa fartene. Parti. E dove vai? E come ci vai? I barboni sono i più liberi del mondo e muoiono congelati sulle panchine dei parchi. La libertà è una parola che serve solo a fottere la gente. Sai quanti stronzi sono morti per la libertà e nemmeno sapevano che cos’era? Sai chi sono gli unici ad averla? La gente che ha i soldi. Quelli sì…»

Mi ero ripromessa che non avrei utilizzato parolacce o comunque parole volgari qui sul blog ma a mo’ di scusa posso dire che non sono parole mie ma tratte dal libro Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti. D’accordo, ma ce le ho messe io sul blog, mica lui… Già, ma rendevano meglio. Io non ce le tolgo. Ci sono problemi peggiori, il fatto che ho scritto due parolacce di numero su un blog è il minore dei mali, io credo. Ormai i bambini ne conoscono più di me di queste parole…

giovedì 29 aprile 2010

istantanee (ma va’, è il nome del blog!)

-Lola, ma il tuo blog si chiama istantanee… perché pubblichi anche video musicali, vignette e quant’altro?

Be’, è molto semplice: perché nel blog pubblico tutto ciò che rende una giornata diversa da ogni altra, e per tutto intendo tutto. Se a cambiare una giornata è l’aver realizzato che si sta avvicinando l’estate, scrivo di averlo realizzato. Se a cambiarmi una giornata è lo star canticchiando una certa canzone, pubblico quella canzone, ecc.…

-Ma allora perché il tuo blog si chiama istantanee?

Perché suona bene, perché mi piacciono le istantanee ma soprattutto perché tutti gli altri nomi che avevo pensato non erano più disponibili.

-Perché ti fai domande da sola come se fosse un’altra persona a portele?

Perché è divertente, perché sono schizofrenica, perché di sì.

-Qualcuno ti ha mai realmente posto queste domande o hai fatto tutto da sola?

Be’, sarebbe carino se dicessi che qualcuno me l’abbia chiesto ma la realtà è che mi faccio tanti problemi quindi direi la seconda: ho fatto tutto da sola.

-Grazie per averci rilasciato questa intervista in esclusiva. Ma sei stramba, non credo che ci risentiremo mai. Addio.

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lunedì 26 aprile 2010

E ora qualcosa di… Alternative

Solitamente sulla musica non ho pregiudizi ma solo giudizi: mi piace ascoltare ogni genere di musica. Non dico mai “non mi piace il metal”: prima lo ascolto e poi casomai dico che mi fa orrore. Ma non fa orrore: è solo un esempio. (Questo lo dovevo dire: ho amici metallari e se non specificavo me li sarei ritrovati a bussare alla mia porta con mazza ferrata alla mano. Sono permalosi.) Quindi quando dico che ascolto rock è perché la maggior parte della musica che mi piace appartiene al genere o ad uno dei numerosissimi sottogeneri. Ma non disdegno di ascoltare cose nuove, mi piace variare, mi piace conoscere nuovi generi ed avere una mente aperta. In questi giorni sto ascoltando dell’indie e alternative rock. E mi sta piacendo! È musica, per l’appunto, alternativa (caspita, Lola! ma come ti vengono mai certe illuminazioni?) e può non piacere. D’altronde questi sono solo i miei gusti che siete liberissimi di non condividere.

Questa canzone si chiama King Rat ed è cantata dai Modest Mouse. Ammetto di non sapere di cosa parli il testo ma anche se dovesse parlare delle unghie dei piedi di un troll del libro fantasy che il cantante ha letto all’età di dodici anni, be’… penso che mi piacerebbe lo stesso. Ormai sono legata a questa canzone e sarebbe difficile cambiare idea. Il video potrebbe risultare forse un po’ crudo ma ma vi assicuro che non è niente di inguardabile, parola mia*! Il regista è un attore che io adoro e che purtroppo ora non c’è più: Heath Ledger.

*Per parola mia intendo: parola di una ragazzina che non riesce nemmeno a guardare la locandina di un film horror, figuriamoci se vi rifilo un video splatter!

venerdì 23 aprile 2010

Niente è più ipnotico dello sguardo di un gatto.

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Questo gatto sarà morto da secoli. Già, sono questi i pensieri romantici che mi attraversano il cervello (malato, come già sapete) quando vedo foto di animali scattate vent’anni fa, in più era un randagio: è ancora più facile che si sia beccato una malattia o  che un’auto l’abbia preso sotto. Ma in realtà volevo scrivere un post allegro, solo che come al solito io penso una cosa e poi mi viene fuori l’opposto…

Ricominciamo da capo.

Vorrei diventare fotografa. Ma non per professione, solo per passione. Perché non per lavoro? Perché poi verrei chiamata a fare foto e filmini ai matrimoni di sconosciuti… sai che barba! Tutto il giorno a riprendere suocere che guardano in cagnesco il/la compagno/a di vita del/la proprio/a pargolo/a, cuginetti che si tirano i capelli, nonne sedute sulla sedia che fissano il vuoto con aria assente per ore, zitelle che fissano il testimone dello sposo credendo di parere provocanti, scapoli che cercano di abbordare la più carina tra le damigelle e poi le classiche foto di rito dove una famiglia di quaranta persone deve entrare in un’istantanea di 20x10 cm con sposi minuscoli al centro, donne ai lati e uomini accovacciati a terra (ho trovato una foto del genere in tutti i servizi dei matrimoni che abbia visto, non so voi!)… No no, meglio fare foto per diletto: una pianta rampicante dai colori vivaci che sale lungo un muro, un insetto su una foglia o meglio ancora cogliere lo sguardo di un gatto che magari sta studiando la sua preda, che osserva ciò che potrebbe rivelarsi un pericolo o che cerca di capire perché una pazzoide si è stesa per terra ad un metro da lui con un marchingegno sulla faccia (sarei io con la macchina fotografica…).

Questa foto è stata scattata da mio padre. Lo si capisce perché è venuta bene, ha una bella inquadratura, c’è un sapiente uso di profondità di campo (che sarebbe la fascia di “messa a fuoco” che risalta un soggetto sfocando ad esempio lo sfondo, in parole molto povere; in parole mendicanti) e perché è riuscito a regolare tutto questo in tempo per cogliere il gatto in una buona posa. Papà, insegnami.

giovedì 22 aprile 2010

Mare e deliri

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Si avvicina l’estate. No, non sono matta: lo so che siamo ad aprile ma io sono fatta così, inizio ad esaltarmi per qualcosa qualche mese prima e poi quando arriva l’evento ho perso tutto l’entusiasmo e quel giorno/periodo arriva e passa come niente fosse. Per esempio comincio a pensare al mio compleanno verso dicembre quando in realtà è a fine febbraio, poi arriva il “grande giorno” e non faccio nulla di importante per festeggiare perché ho esaurito il periodo di sorpresa, di estasi. Ma questo cosa c’entra? Assolutamente niente.
Dovete smetterla di farmi distrarre.

Quello che volevo dire è che sta arrivando l’estate pian pianino. Le maniche si accorciano, alle scarpe da ginnastica vengono sostituiti i mocassini, le coperte di lana spariscono lassù nell’armadio e la gente smette di lamentarsi per il freddo per cominciare a brontolare dal caldo. Sì, sta proprio arrivando l’estate. E con l’estate, per i più fortunati che non vengono rimandati a settembre, arrivano le vacanze. Da passare rigorosamente al mare. Non mi venite a parlare di montagne che vi lincio! Vedo le montagne ogni santo giorno dalle finestre di casa mia: andando a scuola la mattina saluto Heidi ma lei mi ignora perché è tutta presa dalle sue caprette… “Lola saluta Heidi e Heidi saluta le caprette… na na na…”

Devo farmi vedere da uno bravo.

Torniamo al benedetto punto iniziale prima che le mie sinapsi si sentano del tutto inutili e che tentino il suicidio di massa, rubando la scena ai lemming… Sta arrivando l’estate: questo punto l’abbiamo assodato.
Punto 2: arrivano le vacanze (=mare). E fin qui ci siamo.
Punto numero 3: non credo ci sia un punto numero 3, non so dove voglio andare a parare…

Devo decisamente farmi vedere da uno bravo.

Se siete arrivati a leggere fin qui senza pensare “Ora questa rimbecillita la uccido. E sarà una morte leeenta e dolorooosa. Oh, se lo sarà!” vi faccio i miei complimenti perché io inizierei realmente a farci un pensierino.

Per chiudere questo post in cui si nota chiaramente il mio delirio da bisogno di vacanza vi chiedo se vi piace la foto di corredo all’articolo. È una foto scattata anni fa, prima ancora che nascessi io, dal mio papà. Povero lui, non poteva certo immaginare che la sua figliola all’apparenza sana avrebbe poi aperto un blog dove avrebbe lasciato senza guinzaglio il suo cervello malato… E se invece lo immaginava già, be’… abbiamo capito come mai ha una figlia del genere.

mercoledì 21 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (VIII)

Questa volta, dopo Hotel California, ci occupiamo di una canzone meno conosciuta: Puff, the magic dragon di Peter, Paul and Mary. In questa canzone la relazione con la droga non è certa ma si entra nelle leggende metropolitane, quasi. Chi ha visto la commedia Ti presento i miei, con Robert De Niro e Ben Stiller, si ricorderà forse di una scena in cui i due attori sono in macchina e alla radio parte questa canzone, Ben Stiller allora afferma che parla di droga mentre Robert si chiede come faccia a saperlo. Ve lo ricordate? No? Non importa.

Fatto sta che ho cercato e vengono smentite relazioni questa canzone e la droga, ma non si sa mai… Ho cercato anche delle traduzioni ma sul web non ne esistono; in pratica parla dell’amicizia tra un ragazzino ed un drago, dopo un certo periodo però il ragazzino non va più a trovare Puff (se non ho capito male perché il ragazzino cresce e muore mentre i draghi sono immortali).

Cheese!

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Dovevo assolutamente postare questa immagine sul blog (istantanee, per chi non se ne fosse accorto…).
Cheese! Lola

martedì 20 aprile 2010

Smoker

Per la serie “vantiamoci di quel minimo di capacità che ho nel disegno” vi propongo un altro schizzo fatto su un blocchetto minuscolo nel quale, viste le dimensioni, i dettagli vanno a farsi friggere (ne è un esempio lampante il fatto che la mano sinistra è decisamente orripilante).

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Le pagine sono sottilissime e si vede una scritta che si trova sul foglio dietro… ma voi, come me, fingerete che questo non si noti.

lunedì 19 aprile 2010

On the road (J. Kerouac)

Dopo un po' arrivammo in un paese, rallentammo, e lo Smilzo del Montana disse: «Ah, ora di pisciare», ma quelli del Minnesota non si fermarono e attraversarono l'abitato direttamente. «Diavolo, devo scendere» disse lo Smilzo.
«Falla fuori da un lato» suggerì qualcuno.
«Be', farò così» disse lui, e lentamente, mentre stavamo tutti a guardare, si trascinò sul sedere, centimetro per centimetro, fino al di dietro della piattaforma, tenendosi meglio che poteva, finché le gambe non gli penzolarono in fuori. Qualcuno bussò al finestrino della cabina per richiamare l'attenzione dei due fratelli, i quali si voltarono, sfoggiando i loro larghi sorrisi. E proprio mentre lo Smilzo si accingeva ad eseguire, già instabile com'era, quelli cominciarono a zigzagare con l'autotreno a centodieci l'ora. Lui cadde all'indietro per un momento; vedemmo nell'aria uno zampillo come quello di una balena; lui si sforzò di rimettersi seduto. Quelli fecero sbandare l'autotreno. Bam! lui cadde giù su un fianco, orinandosi addosso. Potevamo sentirlo imprecare debolmente in mezzo al fracasso, come il lamento di un uomo lontano oltre le colline. «Maledizione...maledizione...» Non si accorse affatto che questo glielo facevamo apposta; stava semplicemente lottando, tenace come Giobbe. Quando ebbe finito, come Dio volle, era zuppo da strizzare, e ora gli toccò tornare piano piano al suo posto, tenendosi in equilibrio, con uno sguardo tutto vergognoso, mentre tutti, fuorché il triste ragazzo biondo, ridevano, e i due del Minnesota si sganasciavano nella cabina. Io gli porsi la bottiglia perché si consolasse.
«Che diavolo» disse «l'hanno fatto apposta?»
«Certo.»

domenica 18 aprile 2010

Perché gli aerei rimangono sospesi nell’aria?

Questa era la domanda posta da un bambino a Gianni Rodari ne Il libro dei perché a cui risponde oltre che scientificamente anche con questa piccola filastrocca:

L’aviatore vola in alto,
più su dell’aquila e del falco,
più su delle nubi e della tempesta,
dove il sole fa sempre festa.

In un albo di Linus però ho trovato una risposta ancora più poetica e che personalmente preferisco.

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Brera

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Sembra un’immagine d’altri tempi con questo muro in mattoni, le piante che vi ci si arrampicano sopra, le carriole e le veneziane alle finestre… Ma, come ci sentiamo ripetere spesso, le apparenze ingannano: ho scattato questa foto il mese scorso nell’orto botanico di Brera, nel centro di Milano! Accanto al Brera troviamo la casa di Armani (sì, il famoso stilista!) e a poco più di mezzo chilometro incontriamo niente meno che il famoso Duomo. Non si direbbe, eh?

Nella mappa qui sotto ho segnato i due punti: in basso a sinistra abbiamo il Brera, sulla destra il Duomo.

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sabato 17 aprile 2010

Palombaro

Volete vedere un mio disegnino stupido? Ahah, tanto qui decido io, quindi… sì, lo volete, e come!

Dunque ora vi sorbite questo intelligentissimo schizzo fatto su un taccuino minuscolo nel quale voglio precisare che, visto che in molti l’hanno pensato, non è rappresentato un morto impiccato… perché dovrebbe avere la testa così grossa un impiccato? Perché la corda dovrebbe essere così lenta? Perché ci dovrebbe mai essere un’anfora sotto di lui altrimenti? Ma soprattutto… e i pesci? che c’azzeccherebbero mai?? Non sarò un’artista ma grazie mille…!

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È un disegno stupido e senza senso, lo so.
È pieno di difetti, lo so.
La scansione ha risaltato tutti i difetti di cui sopra e ne ha creati altri, lo so.
Ma a parte questo… che ne pensate?

giovedì 15 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (VII)

Dopo aver postato canzoni dove il riferimento alla droga era abbastanza facile da intuire (ieri era la volta di Purple Haze) passiamo al “No, davvero parla di droga? Non ci credo!” perché parlo oggi di una canzone che sicuramente conoscete tutti ma di cui forse non sapete il significato: mi riferisco a Hotel California degli Eagles. Il gruppo ha infatti ammesso che il testo è una metafora della schiavitù che danno alcol e droga. Nel testo infatti si legge di un hotel dove vieni accolto a braccia aperte dal quale però non puoi uscire: "Si rilassi - disse il portiere di notte - lei può pagare il conto quando vuole ma non può lasciare l'albergo".
Vi lascio dunque alle calde note di questa ballata.

mercoledì 14 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (VI)

Dopo il mito di mia madre passiamo al mito riconosciuto universalmente come tale, uno tra i più grandi chitarristi della storia, se non il più grande. Il re degli assoli. Lui. Jimi Hendrix -boato del pubblico-.
Questa è la sua Purple Haze, canzone che parla della marijuana (Haze è una varietà di cannabis) cantata durante il festival di Woodstock del 1969. Non vi nascondo che avrei voluto esserci e non solo per Jimi: c’erano molti dei cantanti che adoro e riverisco ora (ad un festival di 40 anni fa, se fossi una normale adolescente mi farei un paio di domandine ma non posso nemmeno nascondervi che non sono una normale ragazzina…), è stato uno degli eventi musicali e culturali più importanti del ‘900 e da l’idea di essere stato molto divertente… Ma purtroppo sono nata solo un quarto di secolo dopo! Ma ascoltiamo ora in religioso silenzio –al massimo vi concedo di scatenarvi fingendo di suonare una chitarra, stile air band, non di più!- la sua performance:

martedì 13 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (V)

Dopo Johnny Cash e la sua Cocaine Blues passiamo a Neil Young. Sono stata cresciuta da mia madre nel culto di Neil Young, quindi questa canzone la dovevo proprio mettere nella lista… Il brano è tratto dall’album Harvest e si tratta di Needle and the damage done (letteralmente: “ago e il danno fatto”) dove ancora una volta viene trattato il tema dell’eroina. Qui però l’autore non parla della propria dipendenza ma di quella di persone a lui vicine che non sono riuscite ad uscirne e che sono morte di overdose.

Cambiato il layout

Ho cambiato il layout (l’aspetto) del blog, che ne pensate? Sinceramente quello di prima mi metteva una tristezza… Ma voglio sapere il vostro parere!

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (IV)

Continuiamo con le drug-songs (qui l’ultima puntata). Torniamo ancora sulla cocaina con Cocaine Blues cantata da Johnny Cash. Torniamo indietro nel tempo con questa canzone… è la versione che Johnny Cash canta ai carcerati di Folsom nella famosa esibizione, lo si capisce perché invece di dire “San Quentin pen” canta “Folsom pen”. Il brano racconta di un uomo che ha sparato alla sua donna sotto l’effetto della cocaina e dell’whiskey e che per questo finisce in galera.

lunedì 12 aprile 2010

La legge del telecomando

Finalmente abbiamo la tv (è una lunga storia…) e si è ripristinata un’antica legge che a lungo è stata dimenticata: la legge del più forte, detta anche legge del telecomando. Potrei spiegarvi a parole di cosa si tratta ma io credo che questa striscia di Peanut sia più chiara e certamente più divertente.

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Ovviamente io, per quanto impegno ci metta, non riesco mai ad ottenere il potere decisionale…
(cliccando sull’immagine la vedete a dimensioni originali)

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (III)

Continuando la carrellata di drug-songs (qui la prima e qui la seconda puntata) passiamo dalla cocaina all’eroina. Si parla di musica, lo ripeto un’altra volta. Che non vi facciate idee sbagliate! La canzone di oggi sarà Heroin dei Velvet Underground. Ad essere sincera non conosco molto i Velvet se non per i brani più famosi… Parlando di eroina mi viene in mente il libro Trainspotting dove il protagonista era giustappunto eroinomane, l’avete mai letto o visto il film? Ma scommetto che preferiate ascoltare Lou Reed piuttosto che i miei sproloqui, quindi enjoy!

sabato 10 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica… (II)

Come promesso nel post di ieri eccomi qui a pubblicare il video di Eric Clapton che canta la sua versione di Cocaine. Solitamente mi piace essere fedele all’originale e assai di rado ammetto di preferire una cover, ma è a questa che sono maggiormente legata perché è stata la prima versione che ho ascoltato e conosciuto ed è stata una delle prime canzoni di Eric Clapton che abbia sentito.
Vi confesso che nella mia innocenza di fanciulla in tenera età (non so perché stia parlando così, ogni tanto si affaccia nel mio modo di parlare il poeta ottocentesco che dovevo essere in un’altra vita… mah!) credevo che la canzone parlasse del pittore Gauguin… vedi un po’ tu come sto messa! Ma ora lascio la parola ad Eric:

Hasta pronto, Lola.

venerdì 9 aprile 2010

Musica. No, anzi: droga. No, era meglio musica…

Avrete forse intuito che amo la musica. Ascolto un po’ tutta la buona musica, soprattutto il rock, e ho notato che la maggior parte dei cantanti che ascolto sono morti una ventina d’anni fa di overdose, soffocati dal loro stesso vomito o assassinati. Già.. carino, eh? Altro filo conduttore, eccetto la morte violenta, è la droga. Sì, spesso erano strafatti mentre suonavano sul palco, ma mi riferisco alla droga come argomento dei loro brani… voi leggete mai i testi delle canzoni? Io sì e mi è capitato molto spesso di essere convinta che una canzone parlasse, per esempio, d’amore e invece tratta della vita in tournee (Stay – Jackson Browne). Non è che sia rimasta delusa, solo che ero sicura che trattasse di un tema romantico, poi leggo il testo e vengo smentita tanto clamorosamente! Così ho preso l’abitudine di leggermi bene i testi e cercare di capire di che si parla prima di dire cavolate… Oggi una mia compagna mi chiedeva perché sapevo tanto di inglese mentre lei non riusciva a memorizzare i termini, ed ecco il mio segreto: anni ed anni spesi a  cercare di capire di cosa parlano le canzoni che ascolto! Ma tornando un passettino indietro… di che stavo parlando? Giusto, della droga. No no, con calma! Delle canzoni che parlano di droga, non di droga in sé. Ora, io sto scrivendo quindi posso rivedere quello che dico ma di solito –come voi, immagino- parlo. Curioso, vero? E quando parlo non posso rivederlo e correggerlo e tagliarlo e controllarlo e sembro realmente sotto l’effetto di una qualche droga pesante, ma giuro che non ne faccio uso. Giurin giurello!
Apro digressioni su digressioni, è un mio difetto: non si capisce dove voglio andare a parare! Adesso fingete che io non sia pazza e non abbia fatto un monologo come quello qui sopra e ricapitoliamo: mi piace la musica e spesso nella musica si parla di droga, quindi… perché non raccogliere le canzoni con questo tema che mi piacciono di più e riproporvele qui sul blog? Mi rendo conto che come argomento è particolare ma ribadisco che è una scelta dovuta alla quantità di materiale che mi sono ritrovata. E per materiale intendo musica, tranquilli.

Comincerei con un’eloquente Cocaine, di J. J. Cale. Che è quella originale, quella di Eric Clapton è una cover. Cover che posterò più avanti.

See ya soon, guys! Lola