lunedì 19 aprile 2010

On the road (J. Kerouac)

Dopo un po' arrivammo in un paese, rallentammo, e lo Smilzo del Montana disse: «Ah, ora di pisciare», ma quelli del Minnesota non si fermarono e attraversarono l'abitato direttamente. «Diavolo, devo scendere» disse lo Smilzo.
«Falla fuori da un lato» suggerì qualcuno.
«Be', farò così» disse lui, e lentamente, mentre stavamo tutti a guardare, si trascinò sul sedere, centimetro per centimetro, fino al di dietro della piattaforma, tenendosi meglio che poteva, finché le gambe non gli penzolarono in fuori. Qualcuno bussò al finestrino della cabina per richiamare l'attenzione dei due fratelli, i quali si voltarono, sfoggiando i loro larghi sorrisi. E proprio mentre lo Smilzo si accingeva ad eseguire, già instabile com'era, quelli cominciarono a zigzagare con l'autotreno a centodieci l'ora. Lui cadde all'indietro per un momento; vedemmo nell'aria uno zampillo come quello di una balena; lui si sforzò di rimettersi seduto. Quelli fecero sbandare l'autotreno. Bam! lui cadde giù su un fianco, orinandosi addosso. Potevamo sentirlo imprecare debolmente in mezzo al fracasso, come il lamento di un uomo lontano oltre le colline. «Maledizione...maledizione...» Non si accorse affatto che questo glielo facevamo apposta; stava semplicemente lottando, tenace come Giobbe. Quando ebbe finito, come Dio volle, era zuppo da strizzare, e ora gli toccò tornare piano piano al suo posto, tenendosi in equilibrio, con uno sguardo tutto vergognoso, mentre tutti, fuorché il triste ragazzo biondo, ridevano, e i due del Minnesota si sganasciavano nella cabina. Io gli porsi la bottiglia perché si consolasse.
«Che diavolo» disse «l'hanno fatto apposta?»
«Certo.»

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